Dal blog Lipperatura un breve ma divertente spot della Saatchi&Saatchi in favore della lettura (vincitore del premio Radiofestival nel 2007):
A Roma è tempo di fiere per bibliofili. Quartiere Pigneto/Prenestino: eccone un’altra che si svolgerà quasi contemporaneamente a Roma si Libra: si tratta di Io Leggo, dal 26 giugno al 5 luglio a Villa Gordiani.
Tutte le info su www.ioleggo.info
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Roma si libra è il nome scelto per la prima edizione della fiera dell’editoria romana. Si terrà in piazza del Popolo dal 27 giugno al 5 Luglio e ad occhio e croce sembra l’occasione perfetta per fare un po’ il punto della situazione.
Sono già diversi anni che – finalmente, mi verrebbe da dire – la capitale ha iniziato a imporsi come polo culturale preminente nel panorama librario italiano. Fanucci, Minimum Fax, Fandango, Nottetempo e Elliot sono solo alcune tra le più amate case editrici presenti su suolo romano (in totale se ne contano 908 in tutto il Lazio), e il progetto portato avanti da ognuna di loro segue un percorso proprio, forte, mosso dall’entusiasmo e dalla voglia di comunicare prima che da qualsiasi altro interesse.
La curiosità di scoprire cos’altro c’è oltre ai “soliti” nomi è davvero forte, e invito tutti coloro che si troveranno a Roma la prossima settimana a fare una visita e gironzolare un po’ fra gli stand. A proposito, qui trovate l’elenco completo delle case editrici coinvolte nel progetto.
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Prima di tutto devo partire da una premessa: non ho nulla, non di specifico, contro Faletti come scrittore. Detto questo chiedo solo che mi sia concesso per una volta in questo spazio di provare a fare la vespa a chi “Le Vespe” le ospita settimanalmente. Sto parlando del Domenicale del Sole 24 ore (che nel 2007 aveva già premiato lo scrittore con il riconoscimento della Vespa d’oro, «un ambitissimo premio che elegge il migliore (o il peggiore) fra gli autori che sono stati punzecchiati durante l’anno nella rubrica “Le Vespe”»).
Già da qualche Domenica avevo cominciato a notare, forse in relazione al cambio di direttore della testata, un cambiamento nella scelta dei titoli da recensire. Il Domenicale, per quanto ricordi, si è a lungo contraddistinto per la scelta insolita dei titoli, che spesso, oltretutto, piuttosto che alla narrativa, appartenevano a discipline tutt’altro che comuni per il grande pubblico. Titoli che forse non avremmo mai acquistato ma che contribuivano a caratterizzare le scelte di questo periodico e che comunque stuzzicavano la nostra curiosità di lettori.
Recentemente, come dicevo, avevo cominciato a notare il progressivo inserimento in questo quadro di scelte di recensioni di testi meno distintivi e più conosciuti, finchè, domenica scorsa, mi sono ritrovata di fronte la recensione dell’ultimo libro di Faletti. Del libro il recensore dice:
Io sono Dio, già in cima alle classifiche, ci sorprende per la capacità di articolare trame elaborate che avvincono e, soprattutto, tengono in sospeso sino alla fine la curiosità del lettore.
Ora, fatta sopra la dovuta premessa, mi sia concesso di pormi alcune domande:
1) Dato il tipo di testo e la sua notorietà, era quello il luogo adatto a recensirlo?
2) Era proprio necessaria un’ulteriore recensione? O meglio: è questo un testo che in generale necessita di una recensione, quando ormai i suoi molti lettori – che lo apprezzino o meno – probabilmente già possono intuire di che tipo di libro si tratta e da una semplice segnalazione possono trarre ciò che veramente li interessa: data di uscita, trama e prezzo?
3) Questo cambio di rotta, seppur limitato, del supplemento domenicale non rischia di stonare nella complessiva originalità dei contenuti proposti? Il lettore lo leggerà più volentieri solo perché per una volta trova un libro che già conosceva o non avvertirà invece i segni di un indebolimento di quello spirito di ricerca che da sempre lo contraddistingue?
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Mi scuso per essere un po’ monotematica, ma finalmente oggi è stato annunciato il programma della rassegna romana e milanese dedicata ai film presentati al festival di Cannes, che inizierà domani qui nella capitale e a Milano a partire dal 10 Giugno.
Leggere la lista dei film selezionati è stata a dir poco unadelusione: non mancano soltanto i nomi più attesi (Tarantino e Pixar su tutti), brutta ma prevedibile sorpresa – di certo non avranno problemi a trovare un distributore nel giro di qualche mese. Quello che pesa di più è la totale assenza di film asiatici, che invece vantavano grandi nomi anche in concorso sulla croisette. Possibile che ogni anno l’unica possibilità di godersi in sala i film di Takashi Miike, Johnnie To e Park Chan-Wook sia quella di prenotare un viaggio fino a Udine ad Aprile e farsi una scorpacciata al Far East Film Festival?
Non condivido, ma posso capire il fatto che le case distributrici italiane, eccezion fatta – forse – per la Lucky Red, siano sempre molto restie quando si tratta di portare da noi un film che richieda più di un neurone e mezzo impegnato nella promozione. Ma qual è la scusa stavolta? Sarà pur vero che la media del pubblico italiano rappresenta l’evoluzione mentale di un ragazzo che fa la seconda media e che non sta nemmeno seduto nei primi banchi (cit. – ehm) ma, accidenti, ricordo ancora la sala piena due anni fa all’anteprima di The Host, capolavoro del sudcoreano Bong Joon-Ho. Ricordo il silenzio attonito e la gente immobile sui titoli di coda di Lady Vendetta. Sono film difficili da promuovere, benissimo, ma se gli si nega anche questa occasione di visibilità che cosa rimane?
Mi sto fasciando la testa prima di averla rotta, lo so. Magari c’erano tanti di quei capolavori fra cui scegliere che non hanno potuto fare altrimenti. Magari. Facciamo che ne riparliamo la settimana prossima, ok?
Quasi dimenticavo: il programma lo trovate qui in formato .xls per Roma (o sul sito dell’AGIS – ANEC) e qui per Milano (in .pdf) o su Lombardia spettacolo, insieme alle sinossi dei film.
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“Spolverando” le canzoni che possiedo, ho riscoperto un piccolo capolavoro di Giorgio Gaber…un capolavoro del teatro-canzone, una scossa di terremoto, una tegola che ti cade in testa, una scossa elettrica che ti frigge il corpo (e forse il cervello)…sto parlando di “Io se fossi Dio”…una canzone che all’epoca fu criticata, censurata, perseguitata…e a sentirla non c’è una sola frase, non c’è una sola parola che non corrisponda ai tempi di oggi, eppure il testo, tratto dall’omonimo album, è del 1980. Allora Gaber era un profeta? Oppure l’Italia è ferma da anni, impantanata nel suo stagno maleodorante? Forse tutt’e due le cose. Musica perfetta e imponente, testo spiazzante, interpretazione di Gaber da pelle d’oca…
Posto qui due pezzi tratti da youtube…prima e seconda parte
Buon ascolto
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E questa? Ne vogliamo parlare? Oppure silenzio assenzio?
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Il 21 maggio è iniziata la manifestazione culturale “Teatri del tempo presente”, a Roma. L’obiettivo è quello di dare spazio alla contemporaneità del teatro più o meno di ricerca all’interno di luoghi occupati generalmente da operazioni culturali “ufficiali”. L’ingresso costa poco, a volte nulla…insomma, vi invito ad andarci! Il programma lo potete trovare sul sito www.enteteatrale.it
Sabato Antonio Rinaldi, della Sociètas Raffaello Sanzio, ha proposto nel palazzo Altemps l’installazione “Anteater”, e io non sono riuscita ad andarci. Dato che adoro la ricerca teatrale che il gruppo porta avanti, e poichè sto rosicando per essermi persa quest’ultima installazione, vorrei proporvi qualche immagine esemplare di alcuni loro spettacoli. Non voglio parlarvi del gruppo e dei loro lavori, ma lasciarvi delle immagini che trasmettano la forza evocativa ed estetica capace di sintetizzare l’autonomia del discorso artistico impregnato di differenti cromatismi espressivi che vanno dall’happening, all’installazione, alla bodyart e alla danza.
Iniziamo con Il Paradiso, di Castellucci, presentato a Milano al teatro Versace durante la rassegna Uovo Performing Arts Festival.
Il Purgatorio di Romeo Castellucci, un viaggio all’interno di un dramma familiare, in cui la parte centrale è dominata dalla manifestazione degli angoscianti sogni del bambino…
L’inferno, che rappresenta il percorso artistico di Castellucci e della Sociètas, mette in scena così tante cose, persone, animali, che esplode nella forza di un percorso basato sulla ricerca e sulla riflessione.
Per adesso basta, ma se siete interessati potremmo continuare questo viaggio nelle immagini rappresentative di questo poliedrico gruppo teatrale!
Mi piacerebe sapere se queste foto vi comunicano qualcosa o se sono spudoratamente di parte, se percepite la genialità di un progetto teatrale che va al di là del teatro, della danza, della parola, del gesto e di tutto ciò che ci aspettiamo di vedere quando entriamo in una sala teatrale…io dopo i loro spettacoli torno a casa con la certezza che la cultura può essere innovata a partire dalle origini e può diventare davvero una parte integrante della nostra visuale sul mondo. Insomma, esco da quella sala convinta che il teatro continua a pulsare e a dare senso alla nostra civiltà (di questi tempi, poi…)
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